Ogni storia comincia e finisce, ma ciò che sta in mezzo diventa spesso parte della nostra vita, in senso positivo o negativo, così, perfino la favola di Cristiano Ronaldo alla Juventus è arrivata al capolinea, lasciando un misto di emozioni difficile da capire e da esprimere. Sono stati tre anni intensi, indimenticabili, durante i quali il Re ci ha fatto sognare, ci ha fatto emozionare e ci ha fatto amare ancora di più il calcio e la Juventus.
Quella famosa estate del 2018 rimarrà scolpita nella storia, io stesso ho provato a renderla eterna dedicandogli un libro in cui ho tentato di raccogliere le emozioni e i sentimenti contrastanti che, in quei giorni, hanno letteralmente sconvolto la vita di ogni tifoso della Juventus. Vederlo con la maglia bianconera addosso dopo averlo ammirato e, talvolta, odiato per il male (sportivo) che ci aveva fatto, è stata un’emozione che tutti noi juventini potremo raccontare ai nostri nipoti quando saremo vecchi. Quella presentazione-show, quella frase “Yo estoy aqui”, il primo gol all’Allianz Stadium, la partecipazione dei tifosi all’esultanza: tutto rimarrà nella storia, mi porterò nel cuore ciascuna di questa immagine, nonostante l’avventura di CR7 alla Juventus non abbia portato i risultati sperati. Ecco perché questo articolo parla di “missione fallita”, perché l’obiettivo di portare il numero 1 al mondo a Torino era, senza ombra di dubbio, vincere di nuovo la Champions League ed esorcizzare la sfortuna che perseguita la Juve ormai da decenni. Invece, è andata peggio degli anni precedenti, in tre stagioni si sono raggiunti, a malapena, i quarti di finale. Risultati deludenti che hanno fatto mettere in discussione la scelta di portare Ronaldo a Torino, ma che, in realtà, hanno messo a nudo gli enormi errori commessi dalla società proprio all’indomani dall’ingaggio dell’asso portoghese. In tre anni con la maglia bianconera, Ronaldo ha polverizzato record su record, ha segnato 101 gol in 134 presenze, ha vinto tutto quanto poteva in Italia, ma ha anche visto susseguirsi sulla panchina della Juventus tre allenatori, ha dovuto giocare con compagni di squadra non alla sua altezza, ha dovuto accentrare tutto su di sé proprio per l’incapacità degli altri di salire al suo livello. Si era detto che CR7 avrebbe aiutato tutti ad alzare l’asticella, invece l’asticella è rimasta lì, spietata dimostrazione di una squadra costruita male, non a immagine e somiglianza del suo campione e che ha lasciato, troppe volte, il suo Re nudo e solo.Nel dopo partita della memorabile rimonta contro l’Atletico Madrid, Ronaldo stesso ha detto “mi hanno preso per questo”, ma già al turno successivo, nonostante un gol all’andata e uno al ritorno, si è dovuto arrendere all’incapacità di una squadra sperduta e spaventata nei momenti topici della stagione. Quel gesto di “se la sono fatta sotto” alla fine di Juventus-Ajax 1-2 è la sintesi del rapporto tra Ronaldo e la Juventus: un giocatore sì eccessivamente solista e concentrato su se stesso, ma troppo superiore e, alla lunga, mal sopportato dai compagni di squadra.
Nonostante quanto si legge in queste ore dopo il suo addio, la verità è e rimane una soltanto: non ci siamo mai meritati Cristiano Ronaldo, abbiamo gettato alle ortiche un’opportunità unica per la Juve e per tutto il calcio italiano. Certo, possiamo tirare in ballo qualsiasi scusa, compresa la maledetta pandemia che ha devastato il calcio e i bilanci delle squadre, in primis la Juventus, ma ciò che ci rimane adesso è il classico pugno di mosche in mano, indeboliti e malinconici, come quando, da ragazzi, alla fine dell’estate, baciavamo per l’ultima volta una ragazza che sapevamo già che non avremmo più rivisto.
Grazie per averci provato, Cristiano e perdona coloro che non ti hanno capito. I campioni come te arrivano, lasciano il segno e vanno, ma la Juve rimane sempre, #finoallafine.
(Marcello Gagliani Caputo)
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