Con i suoi
161 gol all’attivo in oltre 300 gare ufficiali con la Juventus, Felice Placido Borel II è ancora oggi il sesto marcatore
bianconero di sempre, meglio di lui sono riusciti a fare soltanto autentici miti come Alessandro Del Piero, Giampiero Boniperti, Roberto Bettega, David Trezeguet e Omar Sivori.
Nato a Nizza il 5 aprile del 1914, “Farfallino”
è stato il primo vero bomber nella storia della Juventus, nonostante avesse
cominciato la sua carriera come mezz’ala. Quando arriva alla corte della Vecchia Signora dalle giovanili del Torino, si presenta subito come un calciatore diverso dagli altri, in possesso di un talento cristallino.
Il suo modo elegante di muoversi in campo e le sue giocate geniali e spesso sorprendenti, ne mettono subito in evidenza uno stile di gioco unico e un po' snob che gli consente di correre quasi in punta di piedi, ma di essere spietato sotto porta.
Borel II è un calciatore precoce, tanto da esordire sedicenne con la maglia granata e sbarcare alla Juventus appena maggiorenne. Certo, dalla sua parte ha il vantaggio di essere un figlio d’arte, visto che suo padre
Ernesto era stato uno dei pionieri della Juventus di inizio ‘900. Ed è proprio quest'ultimo a guidare il passaggio di Felice in bianconero, portandolo alla corte del Barone Giovanni Mazzonis, all'inizio della stagione 1932-33.
In un'intervista, Borel II racconta quell'esperienza unica e che avrebbe segnato la sua vita e la storia di calciatore: «Fui chiamato per
sostituire Vecchina ma anche quei due grossi centravanti di Rosa e Imberti. Mazzonis è stato il primo veramente grande dirigente proiettato sul
futuro del calcio. È andato lui a cercare Orsi, Monti e Cesarini. Era
democratico per eccellenza ma di un’autorità dittatoriale. Era come doveva
essere perché la squadra la mandava avanti lui mica Edoardo che gli lasciava
carta bianca su tutto».
Fisicamente
molto diverso dal padre, tozzo e possente, Borel II è, invece, un giocatore alto, ben modellato e asciutto. Sui campi da gioco, si mette subito in mostra
per il suo gioco agile e veloce, caratterizzato da ampie falcate e da una coordinazione invidiabile.
In breve tempo, questa sua leggiadria che gli permette di scartare gli avversari con facilità ed eleganza, gli vale il soprannome di
“Farfallino”, proprio in onore al suo modo sinuoso e scattante di muoversi in
campo.
Nonostante
la giovane età, Borel II riesce a inserirsi alla perfezione nella Juventus del
Quinquennio d’Oro, misurandosi con giocatori del calibro di Ferrari,
Orsi, Cesarini, Vecchina e Munerati, protagonisti di una squadra che stava per
entrare nella leggenda.
Felice Borel II debutta in Campionato il 2
ottobre del 1932, pochi mesi dopo il suo diciottesimo compleanno. L’occasione
è, però, sfortunata, poiché coincide con la sconfitta esterna per 1-0 contro
il Napoli, in un match, comunque, in cui l’attaccante si mette in evidenza con diversi «tiri rabbiosi, seppure alquanto imprecisi e situazioni che
minacciavano di prolungarsi e di esaurirsi senza risultato».
Nonostante il giovane attaccante sia chiuso da altri giocatori più esperti, l’allora
allenatore Carlo Carcano intuisce subito le sue grandi potenzialità e il suo innato talento per il gol, così, quando si trova costretto a dover fare a meno dell'infortunato Vecchina, non ci pensa due volte a mandarlo in campo.
Per "Farfallino" è la svolta, perché dimostra al suo allenatore di essere già pronto e di non avere nulla da invidiare ai suoi più quotati compagni di squadra. In poche settimane, Borel II scala le gerarchie
dell’attacco bianconero e realizza le sue prime reti con la maglia della Juventus.
Il 20 novembre del 1932, mette a segno una doppietta nel 4-0 con cui la squadra di Carcano liquida la Lazio a Torino. Il giornalista della Stampa Enzo Arnaldi, racconta così il primo gol: «La prima rete
arriva al settimo minuto di gioco, quando Cesarini, ricevuto il pallone
dalla difesa, lo allungò in area avversaria, Borel se ne impadronì e, vanamente inseguito da
Furlani, Pardini e Bertagni, avanzò fino a pochi passi da Sclavi, da dove
scoccò un tiro, potente e ben piazzato; Sclavi tentò ancora in parata, ma la palla,
calciata dal basso in alto, andò a scuotere la rete. Uno a zero».
Il raddoppio arriva, invece, al 32’ del primo tempo, quando ancora
«Cesarini, dalla sua posizione, tirò lungo a mezza altezza in porta,
un difensore “laziale” tentò di fermare la palla, ma riuscì solo a deviarne la
direzione; Borel e Sclavi si lanciarono allora sul pallone che stava per cadere
dinanzi alla porta; il bianconero, dopo aver accennato al tiro di sinistro,
colpì la palla di destro leggermente, prima che toccasse terra e quando Sclavi
già era in tuffo; il pallone passò sul portiere ed entrò in rete. Goal perfetto
per precisione e prontezza di intuito».
Due
settimane più tardi, il giovane attaccante si conferma nel suo primo
derby cittadino, segnando il gol vittoria con cui la Juventus sconfigge il
Torino allo stadio Filadelfia. È sempre Enzo Arnaldi a raccontarci il gol di Borel II su La Stampa: «Monti, al 22’, manda di testa la palla a Ferrari,
che la spedisce al centro; Borel (siamo quasi a metà campo) se la spinge avanti
e, velocissimo, avanza su Bosia, vanamente inseguito da Martin e Monti, completamente
spiazzati; giunto a una decina di metri dalla porta avversaria il centravanti
bianconero, tira freddamente in piena corsa verso destra, spiazzando anche
Bosia; la palla va a scuotere violentemente la rete. Goal. Goal bellissimo,
frutto di un’azione personale pregevolissima, che viene a dare alla Juventus
quel successo tanto accanitamente perseguito nel primo tempo e sempre sfuggito
per un soffio».
La prestazione di "Farfallino" colpisce talmente tanto spettatori e addetti ai lavori che anche il giorno dopo, molti giornali gli rendono omaggio, considerandolo la nuova stella nascente del calcio
italiano. Tra questi, Luigi Cavallero che, sulle pagine della Stampa, lo definisce un «centro
attacco che qualunque grande squadra potrebbe inviadiarle, un giocatore che è
già un campione a diciott’anni».
La Juventus, già considerata una corazzata imbattibile, si gode il suo nuovo gioiello che pochi giorni più tardi, l’11 dicembre del 1932, mette a segno anche la sua prima tripletta con la maglia bianconera, nel 6-1 casalingo contro la
malcapitata Triestina.
I tre gol confermano le straordinarie doti dell'attaccante, completo e spietato sotto porta. La prima rete, infatti, arriva da opportunista, su respinta del portiere, la seconda grazie a un dribbling ubriacante in area di rigore e il terzo con un tiro forte e preciso.
Nonostante sia arrivato appena diciottenne in una squadra vincente e già ricca di talenti, Borel II riesce a conquistarsi in brevissimo tempo la fiducia di allenatore e compagni, divenendo la colonna portante di una formazione già fortissima.
Questo grazie anche alla lucidità e alla lungimiranza dell'allenatore Carlo Carcano, coraggioso nel dargli fiducia e abile nell'intuire le sue straordinarie potenzialità da bomber.
Alla fine
della sua prima stagione con la maglia della Juventus, Borel II colleziona 32 presenze e mette a segno ben 30 gol, anche grazie a tre triplette (Triestina, Fiorentina e Palermo) e a quattro doppiette (al Napoli, alla Pro Patria,
al Casale e al Milan).
La partita coi rossoneri, tra l'altro, è quella che assegna lo scudetto ai
bianconeri, il terzo consecutivo, ma il primo per Borel II che lo conquista da
assoluto protagonista, laureandosi capocannoniere della Serie A (29 reti), davanti ad Angelo Schiavio del Bologna (28 gol).
Il 22 giugno
del 1933, il bomber debutta anche in campo europeo, segnando la sua
prima rete nella trasferta vinta 4-2 contro l’Újpest FC. A raccontarci il gol è Luigi Cavallero sulle pagine della Stampa: «Varglien I effettua una rimessa in gioco, la dà a Borel, spostatosi sulla
destra, Borel avanza sempre sul margine del terreno fin presso la linea di
fondo, evita Futo, si serra verso il centro e, mentre si attende un suo
passaggio a Ferrari portatosi nel frattempo in ottima posizione, tira
senz’altro in goal rasoterra. Hori si getta in tuffo, ma la palla gli sfugge di
sotto il petto ed entra in porta».
Per Borell II è il coronamento di una stagione memorabile, in cui a soli diciotto anni ha dimostrato di essere già pronto per i grandi palcoscenici calcistici e, soprattutto, di poter mirare a diventare il centravanti della Nazionale in vista del Mondiale del 1934.
All'inizio della stagione successiva, quella dell'inaugurazione del nuovo stadio "Benito Mussolini" di Torino, Borel II è ormai considerato uno dei più forti attaccanti italiani e Carlo Carcano decide di promuoverlo titolare inamovibile della sua fortissima Juventus.
La stagione 1933-34 vede i bianconeri battagliare con l'Inter, in un appassionante duello che si protrae fino all'ultima giornata di Campionato, quando la Juventus si aggiudica il quarto scudetto consecutivo grazie alla vittoria per 2-0 conquistata allo stadio del Partito Nazionale Fascista di Roma contro la Lazio. La classifica finale vede i bianconeri primi con 53 punti e l'Inter seconda con 49.
È proprio una rete di Borel II, arrivata a dieci minuti dalla fine della partita, a consacrare lo scudetto bianconero. Il giornalista della Stampa Luigi Cavallero racconta così il gol dell'attaccante bianconero: «A pochi minuti dal termine, Borel improvvisamente si risveglia. Deve aver pensato alla classifica dei cannonieri e al primato di Meazza in una delle stagioni scorse in quel momento. Fatto sta che egli parte, gira attorno a Del Debbio, sfugge a Bertagni, giunge solo verso la sinistra, si gira, tira e manda la palla a finire nel lontano angolo basso della rete laziale. È stata la sola cosa tecnicamente bella della partita».
"Farfallino" è assoluto protagonista della straordinaria cavalcata vincente della Juventus che vince il quarto scudetto consecutivo anche grazie ai suoi 36 gol in 40 presenze (31 in Campionato e 5 in Coppa Europa) ed è la ciliegina sulla torta di un'autentica macchina da gol, in grado di realizzare ben 88 reti in una sola annata.
Le soddisfazioni per Borel II non si fermano qui e in questa
stessa stagione, il giovane attaccante debutta anche in Nazionale. È il 22 ottobre del 1933 e Vittorio Pozzo ha già annotato il suo nome da diverso tempo, seppur in avanti l'Italia sia molto ben coperta grazie a giocatori del calibro di Meazza, Schiavio, Ferrari e Orsi.
Il giornalista-allenatore sa, però, che l'entusiamo e l'esuberanza fisica di "Farfallino" potrebbero tornare utili in vista dei prossimi Mondiali di Calcio. Così, lo convoca in occasione di Ungheria-Italia 0-1, partita valida per il Campionato Internazionale.
Borel II sa che non può fallire l'appuntamento e grazie a una prestazione maiuscola, regala la vittoria agli Azzurri, segnando il gol decisivo al 43' del primo tempo. Sulle pagine della Stampa di Torino, il giovane attaccante della Juventus viene esaltato e descritto come «un uomo che si dovette lanciare in combattimento prima di quanto il programma
originario avesse prestabilito. Ragazzo più che un uomo. Fragile ancora per
gare internazionali, subì una prova del fuoco quale mai dimenticherà data la
specialità delle circostanze».
Quando, il 27 maggio del 1934, prendono il via i Campionati del Mondo, organizzati in Italia, Felice Borel II è tra i convocati del CT della Nazionale. Accanto a lui, gli altri juventini Combi, Monti, Bertolini, Orsi e Ferrari.
Il blocco bianconero si rivela decisivo per il trionfo finale degli Azzurri di Pozzo, che conquistano la loro prima Coppa del Mondo battendo l'allora fortissima Cecoslovacchia per 2-1. Dopo essere andata sotto a venti minuti dalla fine, l'Italia pareggia con Orsi all'81' e completa la rimonta durante i tempi supplementari, grazie a Schiavio.
Per l'Italia è una gran festa e "Farfallino" mette in bacheca un altro importante e prestigioso trofeo. Nonostante i pochi minuti in campo e zero gol all'attivo, il giovane attaccanta ricorda con affetto quell'esperienza indimenticabile: «Per
noi fu un brutto momento, ma la squadra, sospinta da almeno 50 mila persone che
affollavano lo Stadio del Partito, reagì splendidamente, anche se fu percorsa
da un brivido quando Sobotka, sull’uno a zero, prese in pieno un palo. Il
pareggio venne da Orsi all’81’, un tiro incredibile, spettacoloso per forza e
precisione, di destro. Andammo ai supplementari, dopo cinque minuti Guaita
indovinò un suggerimento per Schiavio e non perse l’occasione. Lo stupendo
Planicka non ce la fece».
Da fresco campione del mondo, nella stagione 1934-35 Borel II apre una nuova fase della sua carriera juventina, diventando il punto di riferimento di una squadra in rinnovamento e con diversi calciatori ormai sulla via del tramonto.
Dopo il Mondiale, infatti, il mitico terzetto Combi-Rosetta-Caligaris viene spezzato dalla decisione del portiere di appendere gli scarpini al chiodo, mentre la rosa bianconera risulta essere una delle più vecchie del torneo.
Caligaris, Monti e Orsi hanno 33 anni, Rosetta 32, Bertolini 30 e Varglien I 29, dunque, per portare nuova linfa a una squadra stanca e consumata, i dirigenti decidono di promuovere Guglielmo Gabetto, un promettente attaccante proveniente dal vivaio bianconero e ingaggiano Alfredo Foni dal Padova.
Il tentativo di restyling non porta, però, grandi novità, anche perché l'allenatore Carcano continua a far affidamento sulle vecchie glorie, tanto da entrare in conflitto direttamente con i dirigenti juventini che, alla fine, decideranno di esonerarlo.
In Campionato, la Juventus rimane la squadra da battere, ma stavolta la differenza con le dirette avversarie si riduce, tanto che i bianconeri conquistano il loro quinto scudetto consecutivo sul filo di lana, staccando l'Inter soltanto all'ultima giornata.
Per Borell II è una stagione complicata, sia perché la squadra non lo supporta più come una volta sia per l'avvento di Gabetto che lo costringe spesso a indietreggiare la sua posizione in campo, ma soprattutto per il riacutizzarsi di un vecchio problema al ginocchio.
Da diverso tempo, infatti, "Farfallino" si porta dietro una fastidiosa infiammazione al menisco che, tuttavia, non gli aveva mai seriamente impedito di continuare a giocare.
Grazie a un'intelligente gestione delle forze, l'attaccante è sempre riuscito a evitare l'operazione, ma questa volta l'infortunio lo limita in maniera evidente.
La conseguenza di tutti questi fattori è un'annata altalenante, in cui la vena realizzativa di Borel II cala vistosamente rispetto alle stagioni precedenti. L'attaccante, infatti, si ferma a 18 reti stagionali (13 in Campionato e 5 in Coppa Europa), pur confermandosi come capocannoniere della squadra.
Con l'avanzare del tempo e dell’età, l'attaccante non riesce più a giocare come gli piace e non ottiene dal suo fisico ciò di cui ha bisogno, ma non si arrende e prova, ancora una volta, a fare a meno dell'operazione.
La sua stagione parte alla grande, grazie alla doppietta messa a segno nel 3-1 con cui la Juventus regola il Palermo nella prima giornata di Campionato, ma settimana dopo settimana il suo fisico diventa sempre più fragile.
A ciò si somma la voglia e la determinazione dello scalpitante Gabetto che, partita dopo partita, scala le gerarchie dell'attacco juventino, costringendo spesso "Farfallino" a partire dalla panchina.
Tra il settembre del 1935 e il maggio del 1936, Borel II gioca soltanto 18 partite e segna appena 4 gol. È il periodo più difficile della sua carriera, anche perché dopo la tragica morte del Presidente Edoardo Agnelli, precipitato con il suo idrovolante nel mare di fronte a Genova, la Juventus non è più lo squadrone degli anni precedenti.
Arrivato ormai al punto di non ritorno, "Farfallino" decide, finalmente, di sottoporsi all'inevitabile intervento chirurgico. La Stampa del 10 maggio 1936 gli dedica un articolo, in cui si racconta che «Borel
II, recentemente operato di menisco a Novara, dopo un breve periodo di degenza
all’ospedale, è tornato ieri a Torino. Egli ha, pertanto, sia pure con l’aiuto
di un bastone, ripreso a camminare e in una quindicina di giorni riattiverà
l’arto. Il popolare calciatore trascorrerà poi al mare un periodo di riposo».
Borel II trascorre l'intera estate in riabilitazione, desideroso di rientrare al più presto, ma affrontando un processo lungo e complicato. Senza di lui, la Juventus va avanti e Gabetto diventa il centravanti titolare di una squadra in ricostruzione e che fa terribilmente fatica a rimanere in scia delle avversarie.
Alla quinta giornata di Campionato, "Farfallino" fa il suo ritorno in campo, ma in un ruolo che il nuovo allenatore Rosetta prova a ritagliargli ad hoc, ovvero quello del suggeritore, ovvero il moderno trequartista. Con Gabetto ormai titolare fisso, per l'ex attaccante non c'è più spazio in avanti, così Borel II si rimbocca le maniche e si cala con tutto l'impegno possibile nella sua nuova posizione.
Alla sua prima partita dopo l'intervento al ginocchio, giocata l'11 ottobre del 1936 contro l'Alessandria, Luigi Cavallero racconta come "Farfallino" resta «costantemente
in posizione arretrata, limitandosi a smistare ai compagni palloni che essi
regolarmente perdevano non appena a contatto coi terzini grigi che pure non
costituivano, né per bontà di piazzamento né per sicurezza di rimando, un punto
di forza dell’unità alessandrina».
Quattro partite più tardi, Borel II torna finalmente al gol, nel match casalingo contro il Genoa 1893 dell’8 novembre 1936 e terminato 2-2. "Farfallino" segna il momentaneo 2-1 per i bianconeri e che sempre Luigi Cavallero racconta così: «Batté Varglien II,
che riprese subito la respinta di un difensore e con un forte colpo di testa
rimandò la palla in area. Erano in molti, davanti a Fregosi, a contatto coi
gomiti: solo Borel II restava smarcato, perfettamente libero. La palla gli
venne giù sul piede ed egli la infilò in rete con un tiro che parve una
fucilata».
Per la Juventus è una stagione davvero complicata, tanto che i bianconeri terminano il Campionato quinti in classifica. Tuttavia, Borel II riesce a ritagliarsi un ruolo importante nella squadra e torna a essere uno dei migliori marcatori della squadra grazie a 17 reti complessive (16 in Campionato e 1 in Coppa Italia), secondo soltanto a Guglielmo Gabetto che ne realizza soltanto una in più.
Tuttavia, in una Juventus alla disperata ricerca di una nuova identità, la sua stella viene considerata ormai sulla via del tramonto, tanto che alcuni giornalisti parlano di lui definendolo «il povero zoppo».
All'interno di una squadra giovane, Borel II diventa la
chioccia che ha il compito di aiutare i nuovi calciatori a inserirsi nella squadra e a capire, soprattutto, cosa significhi giocare nella Juventus.
Costretto dai suoi limiti fisici, sempre più stringenti, "Farfallino" arretra ancora la sua posizione in campo, ma non rinuncia al vizio del gol. Nella stagione 1937-38, segna 11 reti
in 18 presenze e dà un contributo fondamentale per permettere alla Juventus di arrivare al secondo posto in
Campionato e di vincere la
Coppa Italia nella doppia sfida col Torino.
Le stagioni successive segnano un inevitabile declino per Borel II che trova sempre maggiori difficoltà nel trovare il gol e nel giocare con continuità. Nell'arco del Campionato 1939-40, gioca 20 partite e segna soltanto una rete, mentre in quello successivo scende in campo sempre 20 volte e realizza 8 gol.
La stagione 1940-41 è l'ultima con la maglia bianconera, ma, paradossalmente, anche una delle migliori dopo l'intervento chirurgico al ginocchio. "Farfallino", infatti, riesce a giocare ben 32 partite e mette a segno 10 gol.
Si tratta del classico canto del cigno, visto che nell'estate del 1941 le strade tra Borel II e la Juventus si dividono. L'ex attaccante, infatti, passa all'altra sponda di Torino, portandosi dietro Guglielmo Gabetto e il portiere Alfredo Bodoira.
Nonostante la sua avventura coi colori granata duri soltanto una stagione, Borel II è uno dei protagonisti del nuovo Torino di Ferruccio Novo, il Presidente che prova ad abbracciare il nuovo credo calcistico del "sistema", importato dall'Inghilterra e che sarebbe stato la base per la costruzione dell'indimenticabile Grande Torino.
Durante la seconda guerra mondiale, Borel II sente l'irrefrenabile bisogno di tornare a casa, così rientra alla Juventus nella doppia veste di
giocatore e allenatore nella stagione 1942-43.
In una stagione complicata e sempre sotto la minaccia di uno stop dovuto alla guerra, Borel II guida i bianconeri fino al terzo posto in
classifica, dietro il Torino e il Livorno, ma ha soprattutto il merito di scoprire lo straordinario talento
di Giampiero Boniperti.
Arrivato a 31 anni, “Farfallino” conclude la sua seconda avventura con la Juventus nel Campionato
1945-46, quando disputa 27 partite e realizza 10 reti. Il suo addio arriva il 16 giugno del 1946, in occasione della partita vinta 2-0 a Bari.
Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, Felice Borel II prosegue la carriera di allenatore. Prima è sulla panchina delle Giovanili del Torino, poi rimane due stagioni su quella dell’Alessandria (dal 1946 al 1948), va a Napoli per una sola stagione e conclude con la
Fossanese (dal 1954 al 1956) e il Catania (1958-59).
Alla fine degli anni '50, "Farfallino" sembra deciso ad abbandonare il mondo del calcio, così intraprende l'attività di assicuratore, ma nel 1961 arriva la chiamata di Umberto Agnelli, nel frattempo diventato Presidente della Juventus, che lo vuole nel ruolo di General Manager.
Dopo aver
fatto la storia della Juventus, grazie alle oltre 300 partite disputate e a 161 gol
realizzati, “Farfallino” si ammala di tumore e muore il 21
gennaio del 1993, ultimo dei superstiti tra i campioni del mondo del 1934.
(Marcello Gagliani Caputo)
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