Con il pareggio di Verona, il momento nero della Juventus prosegue, sottolineando l'assoluta mancanza di una guida sia tecnica sia in campo. La squadra vista al Bentegodi ha messo in evidenza i limiti che si trascina da tre anni, ovvero incapacità di organizzazione, poca aggressività e atteggiamento troppo attendista. Se a questi fattori, aggiungiamo delle sviste personali, come quella di Szczesny sul secondo gol del Verona, allora l'orizzonte è davvero cupo.
Per fortuna, il secondo posto è ancora salvo, vista la sconfitta del Milan, ma da dietro Atalanta e Bologna spingono, viaggiando a ritmo molto elevato e ora il quarto/quinto posto è distante soltanto 9 punti. A prescindere dalle colpe ormai sotto gli occhi di tutti, questo sarebbe il momento di stringere di ranghi e cercare di difendere con le unghie e coi denti almeno il secondo posto.
A fine stagione, poi, speriamo in una nuova pianificazione della società e in un nuovo allenatore in grado di valorizzare il materiale umano e tecnico a disposizione e di tornare a fare della Juventus una vera squadra. Ciò che infatti è mancato da quando Allegri è tornato sulla panchina bianconera è stata proprio l'identità, il gruppo e l'unità di intenti. Tanti calciatori sono stati svalutati (basti pensare a Chiesa), altri sono stati costretti ad adattarsi al volere del mister, senza poter dare il proprio reale contributo.
La nuova Juventus deve ripartire da un allenatore serio e preparato, capace di prendersi le proprie responsabilità e di migliorare i giocatori. I nomi che ogni giorno si susseguono sono diversi, i sogni dei tifosi altri e resta, comunque, lo spettro di una permanenza di Allegri che significherebbe la partenza di molti dei gioielli in squadra, sacrificati a quella che ormai è diventata una sorta di figura mitologica adulata e adorata da schiere di tifosi e addetti ai lavori, soprattutto per tornaconto personale (e poi chi li invita più in TV e radio?)
Il calvario (calcistico) che stiamo vivendo da ormai tre anni ricchi di delusioni e privi di trofei, forse sta arrivando al capolinea, ma continuiamo a essere alla mercé di un uomo a cui è stato dato un potere enorme e che, diverse volte, ha danneggiato squadra e società. Cambiare rotta sarebbe un obbligo, ma purtroppo del doman non c'è certezza.
(Marcello Gagliani Caputo)
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