Una Juventus piccola piccola

Dopo settimane di attesa e tante speranze, lo scontro diretto tra Juventus e Inter non è andato come molti prevedevano, oppure (se vogliamo vederla come il sottoscritto) come tanti si aspettavano. A San Siro, infatti, è andato in scena uno spettacolo molto deprimente per i supporter bianconeri, ancora una volta traditi nel momento più importante. Nonostante la mancanza di impegni extra e la possibilità di preparare la partita tutta la settimana, in campo è scesa una squadra il cui unico pensiero era "non prederle", dunque tutti dietro la linea della palla, catenaccio e contropiede, sperando nell'episodio fortunato.



Un film che, negli ultimi tre anni, si è ripetuto a ogni scontro diretto e quest'anno che in gioco c'era lo scudetto, è stato perfino peggiore del passato. Il diktat di Allegri, come al solito, è stato di giocare per il pareggio, affidandosi alla Provvidenza. Stavolta, però, non è andata come sperato e ora i sogni di tornare in vetta alla classifica sono ridotti al lumicino. Con l'Inter avanti di 4 punti che potrebbero diventare 7 con la partita che i nerazzurri devono ancora recuperare, ciò che fino a qualche giorno fa sembrava una possibilità concreta è tornata a essere un'illusione, per buona pace dei tifosi e grande giubilo di Allegri che prosegue la sua crociata per il quarto posto.

Dal punto di vista tecnico, la partita ha messo in mostra tutti i limiti di atteggiamento della Juventus, scesa in campo rinunciataria e passiva, con Vlahovic e Yildiz abbandonati in avanti e tutti a difendere. Dunque, una volta passati in svantaggio, cambiare marcia è diventato quasi proibitivo e, anzi, in alcuni frangenti è sembrato che la squadra volesse "difendere" il passivo minimo. 

Le carte per giocarsela fino all'ultimo c'erano tutte e la tanto decantata differenza tecnica tra le due squadre non si è vista, anzi. Con un approccio diverso e un atteggiamento più convinto, la Juventus si sarebbe potuta giocare la partita senza problemi, rischiando anche di vincere. Invece, non si è mai vista la voglia di offendere, di attaccare, di portare a casa il bottino. Un'inaccettabile arrendevolezza figlia di una filosofia da provinciale, in cui la mediocrità è padrona, ma per cui, come spesso accade, sono stati messi sulla graticola i giocatori.

Dopo due stagioni fallimentari, anche questa sembra destinata a terminare in modo per nulla soddisfacente e l'unica speranza (come d'altronde anche negli anni passati) è che la società decida di dare una sterzata all'ambiente e di cambiare registro e allenatore. Queste continue umiliazioni a cui Allegri e la sua banda ci stanno sottoponendo non è più accettabile e non si tratta di "bel gioco" contro "risultatismo", si tratta soltanto di far tornare la Juventus quella che era una volta, ovvero una squadra per cui il quarto posto non può essere un traguardo. 


(Marcello Gagliani Caputo)

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